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Espresso italiano
Claudia Rubino (prima classificata)
Vincenzo Gerbasi says:
L'Espresso italiano è uno stereotipo che contraddistingue l'italianità: non c'è niente da fare. Molto efficace la scelta dell'autore di sfocare il volto della persona e rendere protagonista la "macchinetta del caffè" con un primissimo piano, esaltando ulteriormente l'aspetto denotativo.
La forza di quest'immagine tuttavia si riversa tutta sull'aspetto connotativo ossia in ciò che l'icona della moka rappresenta: lo spirito di una tradizione tutta italiana riconosciuta in tutto il mondo.
Nella cromia generale si possono notare ma solo in seconda battuta, anche colori della bandiera italiana.
Chiedo scusa se chiudo bruscamente il mio commento ma è arrivato il momento sacro di una pausa caffè!
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Fiat Millecento
Fabrizio Rosa (seconda classificata)
Vincenzo Gerbasi says:
Il B/N realizzato con molta cura, non solo restituisce una sensazione di estrema gradevolezza ma diventa anche ideale per distogliere l'attenzione alla fisicità del soggetto, vero fiore all'occhiello del Made in Italy, che ha dominato il mercato dell'industria automobilistica dagli anni 40 in poi e portarci al "sogno italiano" di molte famiglie di quel tempo.
Così come accade spesso che i cani assomiglino ai padroni, capita altrettanto spesso che anche le persone si identifichino in uno status symbol del genere. Ed è qui che l'occhio del fotografo accosta la trama del cappottino di una donna, rappresentata di spalle quasi a sottolineare che la vera protagonista della foto non è lei ma l'auto, e la griglia anteriore di presa d'aria dell'auto stessa.
Un gioco ottico simpatico mentre il mito, per qualche istante, riprende vita nella foto quasi ad avere un'ulteriore possibilità.
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Arte presepiale
Raffaele Lumare (seconda classificata e premi giuria)
Mimmo Perpiglia says:
Senza fronzoli e senza nessun artificio, questa foto ci proietta direttamente al tema del concorso.
Da sempre l' artigianato è divenuto un simbolo di riconoscimento per l'Italia, mentre il presepe lo si fa risalire a S. Francesco d'Assisi.
L'immagine si lascia leggere nella sua semplicità e la sua essenzialità esalta, attraverso l'artigiano e la sua opera, il Made in Italy.
Complimenti all'autore.
Cosimo Stillo says:
Una composizione che rappresenta un simbolo dell’Italia e di come sono fatti gli italiani, nella bottega dell’artigiano, dove prendono vita i vari personaggi di tempi lontani e recenti, si presenta la preparazione del presepe con la dovuta riverenza religiosa, lasciando comunque spazio alla leggerezza e al sorriso.
Complimenti al fotografo per aver realizzato questa interessante visione d’insieme, in cui la scelta del bianco e nero esalta il lato comunicativo tra l’osservatore e la scena.
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Oltre l'etichetta
Andrea Prestinice (seconda classificata e premi giuria)
Vincenzo Gerbasi says:
Ciò che è mostrato nell'immagine e rafforzato dal titolo, riporta allo stereotipo dell'italian style riconosciuto in tutto il mondo. Tra tutti gli stereotipi Made in Italy infatti, quello della moda italiana è il più potente in assoluto.
Ottima la composizione che mette al centro e ben illuminato il disegno tricolore e azzeccata la scelta del titolo anche per il fatto che coadiuvato dall'immagine, scaglia una frecciatina neanche troppo nascosta al mercato del falso Made in Italy.
Felice Troilo says:
Oltre e dietro l’etichetta c’è un popolo costituito da artigiani di elevatissima sartoria che insieme all’unicità dei nostri stilisti ci fa i primi rappresentanti della moda nel mondo nonché proprietari di quel Italian Style tanto apprezzato,rincorso ed invidiato. L’autore con eleganza,originalità e senza cadere nella facile trappola della banalità ci racconta con pochi ma efficaci segni di qualcosa che ci distingue e ci fa riconoscere sull’intero pianeta.
I miei complimenti
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Tocco Italiano
Gaetano Sestito (seconda classificata)
Vincenzo Gerbasi says:
Il messaggio che l'autore vuole trasmettere con questa immagine parla chiaro: se non la capisci subito è perché non conosci l'Italia. La 'nduja infatti, negli ultimi anni, è stata promossa dai mass media da prodotto regionale a elemento caratteristico italiano.
Diventare ingrediente per i tortellini emiliani dei F.lli Rana ad es. ha battezzato definitivamente il prodotto che è diventato nazionale anche se a dire il vero, sta rapidamente salendo la classifica dei prodotti tipici italiani più conosciuti in tutto il mondo. Complimenti all'autore per la delicata composizione che "mette al centro" il protagonista che, nonostante le dimensioni contenute, non ha bisogno di spiegare a nessuno quanto sia potente per natura. Dire W la Calabria è dire W il Made in Italy.
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Icone
Vincenzo Gerbasi (terza classificata)
Gaetano Sestito says:
Nella composizione, nell'esposizione degli elementi c'è un chiaro affronto, una schietta risposta a chi purtroppo crede e afferma che "con la cultura non si mangia"!
Sebbene sia stato anche detto e scritto "Non di solo pane vive l'uomo", basta guardarsi intorno per ritrovare icone ben rappresentative del nostro "Made in Italy"
che hanno basi solide e ben conosciute in tutto il mondo lontano da quella rappresentazione classica e moderna di beni materiali industriali o artigianali.
Se il "Made in Italy" è anche questo allora l'autore ci crede e lo vuole dire con forza, in modo spudorato, per tutto lo spazio che lo circonda,
consentendoci un viaggio nel tempo e nelle nostre tradizioni tra colori e sapori.
Un piatto non ben consumato, un pane spezzato a tanto altro che ne rimane intorno, rappresentano la già sazietà del corpo ma anche la fame interminabile di cultura che è del nostro "Made in Ialy".
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L'arte di saper creare
Daniela Miano (terza classificata e premio giuria)
Raffaele Lumare says:
Il tema è rispettato. Che la scena si svolga in Italia non lascia dubbi. L’anziana signora (probabilmente una nonna) ha un’espressione disinvolta e sicura di chi ripete questo gesto da decenni. La cura che mette nello stendere le linee di pasta fresca appena tagliata e ancora umida opportunamente distanziate ad evitare che si incollino tra loro. Che il luogo sia in Italia lo si deduce anche dalla stampa sul canovaccio che parla italiano. Una produzione casalinga di pasta fresca che ci riporta indietro negli anni quando le nostre mamme (o nonne) dedicavano tempo, specie la domenica, a elaborare queste genuinità. Tempo che in questa fase di quarantena ha sfortunatamente persino incrementato (e per alcuni fatto riscoprire) l’arte culinaria. In conclusione il made in Italy è rispettato, la composizione è gradevole, la ripresa del soggetto congela un momento che ben descrive l’atto nel suo espletarsi e reso più realistico dal lieve effetto mosso della mano.
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Bidet
Felice Troilo
Vincenzo Gerbasi says:
Per questo sanitario, così particolare ma che richiama immediatamente il concetto di Made in Italy pur avendo origine in Francia, si può certamente affermare che il suo design è sempre più apprezzato all’estero.
L'autore sceglie di affrontare il tema sotto un profilo che strizza l'occhio al concettuale piuttosto che al formale. È impossibile infatti non fare riferimento a Marcel Duchamp il quale nel 1917 con un normale orinatoio, che chiamerà "Fontana", darà origine al ready-made (già fatto) e con esso all'arte concettuale del Novecento.
È chiaro il concetto? ☝️😉
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Tartufo di Pizzo
Agata Mirabelli
Gaetano Sestito says:
Straordinaria rappresentazione di un momento clou, in cui il gesto di un maestro gelataio costruisce un'opera ormai simbolica come il Tartufo di Pizzo.
Il titolo di certo ci aiuta a collocare queste mani e questo momento in uno contesto ben preciso, ovvero tra quelle delle eccellenze tradizionali del Made in Italy tanto conosciute nel mondo.
Il momento è solenne e pieno di attenzione: un regista che da il via alle macchine da ripresa per una scena di "passione black & white" ed un ciack cinematografico che si chiude tra il cioccolato fuso e le mani accorte dell'artista.
La scena va a tutti i costi immortalata! L'autrice, come una regista, la cattura, la mette al centro e la sostiene in bianco e nero esaltando le due sfere, nera e bianca, che concludono e chiudono la cornice della scena. Il risultato sarà di certo agghiacciante!
Ottimo tempismo, complimenti!
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Tricolore
Dino Ferro
Vincenzo Gerbasi says:
La sensazione che restituisce questa fotografia è quella di vedere una scena degli anni sessanta, quando per la maggior parte degli italiani era particolarmente importante dare un tocco di stile al proprio abbigliamento, anche se si era semplicemente in spiaggia.
L'ambientazione tuttavia spiazza l'osservatore perché ad un atteggiamento, un abbigliamento, una posa tipici di chi appunto si trova a prendere il sole al mare, si contrappone in maniera provocatoria, direi quasi surreale, un ambiente domestico.
A "far sognare di essere altrove" è l'aura di italianità, tratto dominante della foto, impersonificata da "la donna", che non mostra l'identità del suo volto in quanto non è la vera protagonista. La bandiera, in questo contesto, ha la doppia funzione di telo mare e di tappeto volante, necessaria a far volare la fantasia.
Idea molto simpatica che strizza l'occhio al grande De Chirico che nel realizzare le sue opere, spezzava il filo logico che teneva uniti tra loro gli oggetti di un ambiente lasciando allo spettatore il compito di trovare un nuovo filo conduttore che avesse un senso logico.
Complimenti a Dino per il coraggio che ha mostrato nell'aver affrontato il tema dato con una non facile poetica concettuale.