Fase 1 - di Salvatore Sendente
Il lavoro per molti è routine. I giorni scorrono lenti, più o meno tutti uguali. La solita monotonia di sempre.
All’improvviso tutto cambia anche se apparentemente nulla sembra essere successo.
Nuovi gesti diventano necessari, altri obbligatori. Nuove procedure entrano con prepotenza nella vita di tutti i giorni.
Ogni comportamento è controllato, misurato. Ogni relazione con i colleghi di lavoro riformulata, gli spazi vitali ridefiniti.
Scambiare due parole è diventato complicato e non si riesce ad accettare l’idea che l’amico e collega di lavoro, lo si debba trattare come un “nemico”, qualcuno da cui stare alla larga.
Per fortuna resta la libertà di scambiare uno sguardo, poter usare un tono di voce rassicurante o sorridere, anche solo con gli occhi, per risollevare il morale di chi ti sta a fianco.
È il lavoro al tempo del COVID. Fase 1, la più pericolosa. Chi sbaglia, rischia la pelle.
Un racconto che va dai preparativi per uscire di casa, al momento in cui finisce il turno e si alzano gli occhi al cielo, con la speranza che alla fine “andrà tutto bene”.
Tuttavia, è fondamentale continuare il proprio lavoro e contemporaneamente fare i conti con un nemico invisibile.
Ed è per questo motivo che dedico questo mio racconto a tutti i colleghi dell’azienda alimentare “Buscema Francesco eredi” di Crotone, che come produttrice di beni di prima necessità, non ha mai fermato la produzione e pertanto si è dovuta adeguare, in tutta fretta, alle nuove norme di sicurezza anti COVId-19.
Perché rimanga memoria delle sensazioni e delle emozioni vissute e di come “abbiamo superato un momento critico in cui non ci si poteva neanche avvicinare o peggio, stringersi la mano, durante la famosa pandemia da coronavirus”. Salvatore Sendente
Vincenzo Gerbasi says:
Racconto pulito, messaggio diretto.
È la storia di una giornata-tipo che si ripete ogni giorno, per anni e che all'improvviso cambia aspetto.
Cambiano da un giorno all'altro le procedure e con esse, nuovi dispositivi cambiano anche l’aspetto delle persone.
In tutto questo ci si accorge di quanto è importante comunicare con gli sguardi. Ora gli occhi diventano l’unico canale di contatto con l’altro, devono appunto sostituire la stretta di mano, la pacca sulla spalla, l’abbraccio.
Si percepisce nella postura dei lavoratori un senso di pacifica rassegnazione ad una diversa condizione dettata dalle nuove norme di sicurezza.
Il “clima” in b/n aiuta bene a immedesimarsi con i protagonisti e termina rivolto al cielo, con una esplosione di colore che è metaforicamente speranza per sé stessi, per la propria comunità e non solo.
Perché, come cantava un menestrello del posto, “Il cielo è sempre più blu!”
Complimenti Salvatore!