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#014 CITIES - UNA FINESTRA SUL MONDO a cura di Vincenzo Gerbasi


CITIES si presenta come un magazine corposo ed elegante nell'aspetto, di comode dimensioni per la lettura e offre non solo una piacevole sensazione alla vista per le dimensioni delle immagini e l'ottima resa di stampa dei colori ma anche al tatto, aspetto, quest'ultimo, che invita ad accarezzare letteralmente le pagine coinvolgendo a tutto tondo il lettore. La sua caratteristica principale è la capacità di sorprendere per la freschezza delle novità circa i nuovi sguardi sull'affascinante mondo della Street Photography.

Il #014 del magazine si apre con un'ampia introduzione sui lavori pubblicati, a cura di Attilio Lauria che, spaziando abilmente tra i vari argomenti trattati, stuzzica i lettori q.b., generando un'aspettativa di lettura benefica, unica cura per soddisfare le curiosità accese.
Punto di forza dell'interessante rivista è senza dubbio una sobria quanto lucidissima presentazione delle opere, a cura di Sonia Pampuri, che impreziosisce letteralmente ogni lavoro, suggerendo chiavi di lettura che aprono lo sguardo.

CITIES è una finestra di respiro internazionale davvero interessante sulle nuove visioni della Street Photography e non solo. Nata da un’intuizione di Angelo Cucchetto e con la promozione di ISP – Italian Street Photography – il magazine è coadiuvato da un ottimo gruppo di lavoro e sono sicuro che ci farà vedere ancora delle belle (pubblicazioni).

PER VEDERE TUTTI I PORTFOLIO COMPLETI DI CITIES E' POSSIBILE
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#014 CITIES - UNA FINESTRA SUL MONDO a cura di Vincenzo Gerbasi
LIFE IS A BEACH è il primo portfolio che apre al contenuto vero e proprio di questo numero. L'autore, Nana Kofi Acquah, in una serie di immagini catturate in vari momenti della giornata mostra i vari aspetti della vita in una spiaggia del Ghana, di giovani e non solo. Gioia, giochi, serenità, relax, divertimento, voglia di vivere: tutti ingredienti inattesi che finiscono per capovolgere stereotipi e luoghi comuni che vedono tutta l'Africa come un luogo da cui fuggire ad ogni costo. Piacevolmente spiazzante nella sua novità. LIFE IS A BEACH è il primo portfolio che apre al contenuto vero e proprio di questo numero. L'autore, Nana Kofi Acquah, in una serie di immagini catturate in vari momenti della giornata mostra i vari aspetti della vita in una spiaggia del Ghana, di giovani e non solo. Gioia, giochi, serenità, relax, divertimento, voglia di vivere: tutti ingredienti inattesi che finiscono per capovolgere stereotipi e luoghi comuni che vedono tutta l'Africa come un luogo da cui fuggire ad ogni costo. Piacevolmente spiazzante nella sua novità.
NAPOLISM, di Francesca Chiacchio, apre una finestra sulla napoletanità, ossia sull'arte di vivere la quotidianità con la stessa naturalezza di un attore in una commedia teatrale di Edoardo De Filippo. È un qualcosa che non si studia, non s'impara, non si compra e non si plasma con le mani ma che scorre nelle vene di tutti i napoletani doc, grandi e piccini. Una napoletanità mostrata da uno sguardo femminile fresco e dinamico, dove i volti, il colore e la spontaneità sono i pilastri portanti di questo lavoro. NAPOLISM, di Francesca Chiacchio, apre una finestra sulla napoletanità, ossia sull'arte di vivere la quotidianità con la stessa naturalezza di un attore in una commedia teatrale di Edoardo De Filippo. È un qualcosa che non si studia, non s'impara, non si compra e non si plasma con le mani ma che scorre nelle vene di tutti i napoletani doc, grandi e piccini. Una napoletanità mostrata da uno sguardo femminile fresco e dinamico, dove i volti, il colore e la spontaneità sono i pilastri portanti di questo lavoro.
In HOMETOWN di Cosmin Gârlesteanu viene presentata una visione non scontata della sua città natale, Bucarest. Sono i dettagli di strada destinati a scomparire nelle pieghe del tempo a diventare il corpus principale del suo portfolio. Con spirito da autentico street photographer gioca con naturalezza tra analogie, similitudini, ossimori, grafismi di luci ed ombre, simpatiche coincidenze e buffe situazioni: impossibile non sorridere e lasciarsi andare al buonumore. In HOMETOWN di Cosmin Gârlesteanu viene presentata una visione non scontata della sua città natale, Bucarest. Sono i dettagli di strada destinati a scomparire nelle pieghe del tempo a diventare il corpus principale del suo portfolio. Con spirito da autentico street photographer gioca con naturalezza tra analogie, similitudini, ossimori, grafismi di luci ed ombre, simpatiche coincidenze e buffe situazioni: impossibile non sorridere e lasciarsi andare al buonumore.
In MIAMI BEACH, Hans Van Leeuwen evoca, per i diversamente giovani di oggi, il mito del sogno americano fatto di auto di lusso e spiagge multietniche dove lo sfoggio dei corpi e delle bellezze mozzafiato era un cult. Un b/n che racconta momenti della vita quotidiana in spiaggia e che invita a scavare nella apparente serenità di una giornata qualunque, per indagare negli sguardi e negli atteggiamenti e magari intuire che anche nel mito della grande Miami non è tutto oro quello che luccica. In MIAMI BEACH, Hans Van Leeuwen evoca, per i diversamente giovani di oggi, il mito del sogno americano fatto di auto di lusso e spiagge multietniche dove lo sfoggio dei corpi e delle bellezze mozzafiato era un cult. Un b/n che racconta momenti della vita quotidiana in spiaggia e che invita a scavare nella apparente serenità di una giornata qualunque, per indagare negli sguardi e negli atteggiamenti e magari intuire che anche nel mito della grande Miami non è tutto oro quello che luccica.
OAXACA'S MUXE di Carlo Bevilacqua. È un lavoro che ci parla di come, quello che da tutti viene considerato una diversità di genere, nello stato di Oaxaca in Mexico, è considerata una condizione normale al pari dell’essere uomini o donne. Si tratta dei Muxe, uomini che conducono in tutto e per tutto una vita da donne e questa condizione, non solo è considerata del tutto naturale ma è addirittura considerata una fortuna dalla sua famiglia. Una coloratissima e garbata serie di ritratti dei Muxe dove l'eccezionalità sta nell'aver rappresentato la normalità. OAXACA'S MUXE di Carlo Bevilacqua. È un lavoro che ci parla di come, quello che da tutti viene considerato una diversità di genere, nello stato di Oaxaca in Mexico, è considerata una condizione normale al pari dell’essere uomini o donne. Si tratta dei Muxe, uomini che conducono in tutto e per tutto una vita da donne e questa condizione, non solo è considerata del tutto naturale ma è addirittura considerata una fortuna dalla sua famiglia. Una coloratissima e garbata serie di ritratti dei Muxe dove l'eccezionalità sta nell'aver rappresentato la normalità.
In TOGETHER, Efi Longinou ci mostra delle immagini catturate con spirito da puro street photographer ma che per le sue inquadrature ha un non so che di teatrale. Forse perché è proprio quello il mondo da cui proviene e che continua a vedere ovunque anche quando è al di fuori. "Insieme" è un inno all'umanità o meglio, al concetto di rapporto tra individui e pertanto esteso agli animali e all'empatia tra il genere umano e quello animale. Gradevolissime immagini su cui riflettere per scoprire forse che percorrere un tratto della propria vita "insieme" a qualcuno equivale a "prendersi cura a vicenda". In TOGETHER, Efi Longinou ci mostra delle immagini catturate con spirito da puro street photographer ma che per le sue inquadrature ha un non so che di teatrale. Forse perché è proprio quello il mondo da cui proviene e che continua a vedere ovunque anche quando è al di fuori. "Insieme" è un inno all'umanità o meglio, al concetto di rapporto tra individui e pertanto esteso agli animali e all'empatia tra il genere umano e quello animale. Gradevolissime immagini su cui riflettere per scoprire forse che percorrere un tratto della propria vita "insieme" a qualcuno equivale a "prendersi cura a vicenda".
TARANTO MUST NOT DIE di Maria Pansini è un lavoro molto sentito, con un b/n deciso che coinvolge e nello stesso tempo turba l'animo di chi lo ammira. Immagini potenti di una città che non vuole morire, di luoghi violati e di gente che vuole reagire. A colpire sono rimandi di sguardi, nuvole di veleno, grida di rabbia: pennellate fotografiche che danno vita ad una tela che racconta una storia amara fatta di lotte, di morti, di preghiere e di speranze. Un'opera intensa che scuote le coscienze e lascia senza fiato. TARANTO MUST NOT DIE di Maria Pansini è un lavoro molto sentito, con un b/n deciso che coinvolge e nello stesso tempo turba l'animo di chi lo ammira. Immagini potenti di una città che non vuole morire, di luoghi violati e di gente che vuole reagire. A colpire sono rimandi di sguardi, nuvole di veleno, grida di rabbia: pennellate fotografiche che danno vita ad una tela che racconta una storia amara fatta di lotte, di morti, di preghiere e di speranze. Un'opera intensa che scuote le coscienze e lascia senza fiato.
SMART VISION di Luigi Cipriano, è una gradevolissima serie di dittici ognuno dei quali riproduce una scena reale, in pieno stile S.P. e la sua analoga, ricreata digitalmente dall'AI. Quella dell'autore è un'operazione tanto ben curata quanto efficace che, se da un lato ci incuriosisce e ci diverte per come la stessa scena, mostrata in una fotografia viene rielaborata da un algoritmo, dall'altra ci fionda letteralmente all'origine del concetto stesso di fotografia. Un'operazione, questa, che genera domande ma non ha alcuna pretesa di dare risposte. Se immagine fotografica, pittura e sintografia, partono da un'idea per arrivare a rappresentare il reale, la loro differenza sta forse nel modo in cui questo avviene? E se così fosse, la sintografia va quindi assimilata al concetto di fotografia o a quello di pittura? E se invece ci trovassimo di fronte ad una terza entità di cui, per ora, l'unica cosa certa è che andremo a conviverci sempre di più? Un plauso meritato va all'autore, che con i suoi dittici delicati ma inequivocabili nello scopo, ha scelto di trattare, come soggetto del suo lavoro, nientemeno che l'enigma del secolo. SMART VISION di Luigi Cipriano, è una gradevolissima serie di dittici ognuno dei quali riproduce una scena reale, in pieno stile S.P. e la sua analoga, ricreata digitalmente dall'AI. Quella dell'autore è un'operazione tanto ben curata quanto efficace che, se da un lato ci incuriosisce e ci diverte per come la stessa scena, mostrata in una fotografia viene rielaborata da un algoritmo, dall'altra ci fionda letteralmente all'origine del concetto stesso di fotografia. Un'operazione, questa, che genera domande ma non ha alcuna pretesa di dare risposte.
Se immagine fotografica, pittura e sintografia, partono da un'idea per arrivare a rappresentare il reale, la loro differenza sta forse nel modo in cui questo avviene? E se così fosse, la sintografia va quindi assimilata al concetto di fotografia o a quello di pittura? E se invece ci trovassimo di fronte ad una terza entità di cui, per ora, l'unica cosa certa è che andremo a conviverci sempre di più?
Un plauso meritato va all'autore, che con i suoi dittici delicati ma inequivocabili nello scopo, ha scelto di trattare, come soggetto del suo lavoro, nientemeno che l'enigma del secolo.
In DESDE LAS ESQUINAS, Vittorio D'Onofri ci mostra una corposa serie di immagini realizzate con una macchina fotografica munita di foro stenopeico. Grazie a questa tecnica, la sensazione di essere così vicini al reale è così forte da considerare ogni foto come un piccolo miracolo, quello originale. Un lavoro di tipo seriale dove il punto di ripresa inquadra sempre ampi angoli di strada della cittadina americana di Oaxaca. A farla da padrone sembrano essere le architetture del centro storico raffigurato ma ad uno sguardo più attento, è possibile intravedere qualche persona che sfugge o le luci di qualche auto che passa. L'immagine fotografica per quanto primitiva diventa evocativa, aprendo a interpretazioni che hanno bisogno di altri sensi, oltre a quello della vista per cercare di comprenderla. Le foto, grazie alla loro lunga esposizione, diventano suggestionanti, dando la sensazione che siano le architetture ad osservare impassibili, con i loro occhi grandi come finestre, le vite umane che scorrono, le auto che passano o le scie di luce evanescenti nella notte e che spesso finiscano per ingoiare, con le loro fauci grandi come portoni, le persone che ha causa della frenesia della vita moderna sono ormai sul punto di scomparire persino alla vista. In DESDE LAS ESQUINAS, Vittorio D'Onofri ci mostra una corposa serie di immagini realizzate con una macchina fotografica munita di foro stenopeico. Grazie a questa tecnica, la sensazione di essere così vicini al reale è così forte da considerare ogni foto come un piccolo miracolo, quello originale.
Un lavoro di tipo seriale dove il punto di ripresa inquadra sempre ampi angoli di strada della cittadina americana di Oaxaca.
A farla da padrone sembrano essere le architetture del centro storico raffigurato ma ad uno sguardo più attento, è possibile intravedere qualche persona che sfugge o le luci di qualche auto che passa. L'immagine fotografica per quanto primitiva diventa evocativa, aprendo a interpretazioni che hanno bisogno di altri sensi, oltre a quello della vista per cercare di comprenderla. Le foto, grazie alla loro lunga esposizione, diventano suggestionanti, dando la sensazione che siano le architetture ad osservare impassibili, con i loro occhi grandi come finestre, le vite umane che scorrono, le auto che passano o le scie di luce evanescenti nella notte e che spesso finiscano per ingoiare, con le loro fauci grandi come portoni, le persone che ha causa della frenesia della vita moderna sono ormai sul punto di scomparire persino alla vista.
BROKEN MIRROR, di Filippo Venturi, chiude la ricca raccolta di lavori di questo magazine con un portfolio, interamente basato sull’uso del’AI, che definire scioccante è riduttivo. Un’opera probabilmente destinata ad essere trattata in un capitolo dedicato, nei prossimi libri di storia della fotografia, in quanto fa uno squarcio della situazione attuale mettendo a nudo tutta la potenza della sintografia che va comunque considerata neonata, se solo pensiamo a quale velocità evolve e si potenzia continuamente. Il lavoro, frutto dell'elaborazione artificiale di un'intuizione, ipotizza una società chiusa al mondo a causa del suo duro regime politico, la Corea del Nord, in cui sembra sia del tutto naturale la compresenza di insetti giganti che, per il loro realismo, minano le certezze e ipotizzano futuri inquietanti. Una allegoria sulla quale il lettore ben presto ravvisa un significato riposto diverso da quello letterale. L'allusione è al regime politico attuale - ma potrebbe essere anche alla stessa AI - impersonificato dagli insetti che spaventano, controllano, invadono la vita degli abitanti per averne il controllo totale, imporre il tutto come normale fino a mutare, in una metamorfosi kafkiana, gli stessi cittadini in insetti. Immagini fantasiose ma di così forte impatto da risultare alquanto inquietanti, abbastanza da far venire la nostalgia della cara vecchia pellicola. PER VEDERE TUTTI I PORTFOLIO COMPLETI DI CITIES E' POSSIBILE SCARICARLO GRATUITAMENTE CLICCANDO . . . . QUI BROKEN MIRROR, di Filippo Venturi, chiude la ricca raccolta di lavori di questo magazine con un portfolio, interamente basato sull’uso del’AI, che definire scioccante è riduttivo.
Un’opera probabilmente destinata ad essere trattata in un capitolo dedicato, nei prossimi libri di storia della fotografia, in quanto fa uno squarcio della situazione attuale mettendo a nudo tutta la potenza della sintografia che va comunque considerata neonata, se solo pensiamo a quale velocità evolve e si potenzia continuamente.
Il lavoro, frutto dell'elaborazione artificiale di un'intuizione, ipotizza una società chiusa al mondo a causa del suo duro regime politico, la Corea del Nord, in cui sembra sia del tutto naturale la compresenza di insetti giganti che, per il loro realismo, minano le certezze e ipotizzano futuri inquietanti. Una allegoria sulla quale il lettore ben presto ravvisa un significato riposto diverso da quello letterale. L'allusione è al regime politico attuale - ma potrebbe essere anche alla stessa AI - impersonificato dagli insetti che spaventano, controllano, invadono la vita degli abitanti per averne il controllo totale, imporre il tutto come normale fino a mutare, in una metamorfosi kafkiana, gli stessi cittadini in insetti.
Immagini fantasiose ma di così forte impatto da risultare alquanto inquietanti, abbastanza da far venire la nostalgia della cara vecchia pellicola.

PER VEDERE TUTTI I PORTFOLIO COMPLETI DI CITIES E' POSSIBILE SCARICARLO GRATUITAMENTE CLICCANDO . . . . QUI
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